domenica 28 marzo 2010

Le glorie di Roma...

Interessante parallelismo mi viene in mente pensando alle povere e ricorrenti sorti italiche. Sembra non sia passato molto tempo da quando la res publica romana e il suo modello politico dominavano la scena al di qua del mediterraneo.

Come allora l'assenza di un monarca e il senato non assicuravano l'egualitaria amministrazione della cosa pubblica né tanto meno la copartecipazione delle diverse classi alla gestione del potere, così oggi la politica italiana rende sempre più manifesta la sua natura di millenaria oligarchia, sotto le lise vesti democratiche, di corporativismo e clientelismo, di società complessivamente sottosviluppata (dal punto di vista culturale ed economico) ed apatica.
Anche oggi i nostri politici somigliano più a una fazione di grassi senatori che ad una moderna classe politica europea, capace di traghettare il paese verso la piena democratizzazione delle sue istituzioni e la gestione sostenibile del patrimonio pubblico. Clientelari e arrivisti, preoccupati unicamente del potere e delle ricchezze accumulate, stanno gettando da oltre vent'anni il nostro paese nella confusione, succhiando a più non posso le risorse disponibili, abbandonando la gente al fai da te nelle questioni sociali più urgenti, evitando accuratamente di risolvere anche solo uno dei nostri antichi problemi (burocrazia, mafie, disoccupazione, etc.).

Mi vien da dire che noi Italiani ce l'abbiamo nel sangue, echeggiando lo straordinario intervento di Monicelli a raiperunanotte: lui sosteneva giustamente che ci è sempre piaciuto essere governati, che è la cifra della nostra attitudine politica, avere qualcuno a cui affidare i nostri destini e che prenda le decisioni per noi, nel bene e nel male (almeno finché il male non diventa esasperatamente scandaloso e allora la sua rivelazione provoca una deflagrazione, come è accaduto con tangentopoli, che sembra nettare per un pò il nostro male morale, salvo poi riportarci puntualmente al punto di partenza).

E' chiaro che questo atteggiamento favorisce gli individui più intraprendenti e senza scrupoli, interessati alla sola acquisizione e protezione di un sempre maggior numero di privilegi, di cui altri ovviamente portano il fardello, proprio come accadeva nella Roma repubblicana: i senatori, una stretta oligarchia di origine prevalentemente nobiliare, difendevano strenuamente le loro libertas (privilegi, appunto) mischiando costantemente gli interessi di casata alle sorti dello stato, al più malcelando l'ostilità e il terrore della plebe con sparute concessioni istituzionali (i tribuni, magistrati, etc.).

Perché questo discorso, che a molti potrebbe sembrare ozioso? Perché sebbene nessuno si sognerebbe di riconoscere all'Italia la paternità delle istituzioni democratiche dell'occidente, né tantomeno il raggiungimento di standard soddisfacenti anche solo nell'attualità, è perlomeno da rimarcare che con l'istituto della res publica è nato proprio qui in Italia, configurandosi come una delle più potenti organizzazioni oligarchiche della storia, capace di conquistare e dominare territori vastissimi e di dare vita anche ad una notevole forma di civilizzazione, quella latina. L'assetto politico della Roma antica non era certo un uniquum ma non è assurdo immaginare che il suo lascito abbia segnato profondamente l'attitudine politica delle genti di questo paese, scavando un solco incolmabile tra le pratiche delle élites, belligeranti e ricchissime, e le masse schiacciate e inermi. Insomma, ce l'abbiamo nel sangue.
E si può lottare contro il proprio sangue?

Non ho mai valutato seriamente la questione dell'origine genetica delle cultura, o meglio in questo caso del comportamento civico: siamo abituati a pensare che tutto si possa risolvere nella valutazione di fattori sociali, economici, storici e politici. E invece un ruolo fondamentale nelle decisioni elettorali, nella cultura civica, etc., spetta a fattori del tutto personali, psicologici, oltreché totalmente irrazionali: più "information cascade" e meno discussione, insomma. Ma proprio in questo coacervo di personale e irrazionale chi può dire quanta parte abbia la genetica?

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