sabato 5 giugno 2010

Continua l'assedio a Gaza. Nuova nave bloccata


Un'altra nave umanitaria, l'irlandese Rachel Corrie, che si dirigeva a Gaza per portare aiuti è stata intercettata e viene scortata da stamattina dalla flotta israeliana con la richiesta di fare rotta verso il porto di Ashdod e lì depositare il suo carico che, previo controllo, sarà poi distribuito agli assediati della striscia. Il primo ministro irlandese aveva provato nella notte ad ottenere il permesso dal governo israeliano per l'apertura di un corridoio che permettesse agli stessi membri dell'equipaggio - tra cui un premio nobel per la pace e altre influenti personalità del mondo politico internazionale - di raggiungere Gaza e consegnare gli aiuti direttamente alla popolazione, sempre tenendo ferma la necessità di attraccare prima in terra israeliana. Ma gli attivisti rifiutano (Rainews24). Non si può che sperare in un diverso epilogo.



A pochi giorni dalla tragedia della Freedom Flottilla, con la morte accertata di almeno 9 attivisti turchi - ma secondo gli attivisti italiani che hanno testimoniato l'accaduto un numero pari o maggiore di vittime sarebbe stato gettato a mare e per questo non ancora ritrovato - che ha sollevato critiche generalizzate sull'eccesso muscolare dell'intervento israeliano, persino da parte degli US, notoriamente morbidi in materia, il governo israeliano mostra di non essere disposto a transigere su nessuna violazione dell'assedio di Gaza.

Come fa notare brillantemente Moni Ovadia, tacciato seppur ebreo di antisemitismo (come molti altri esponenti del mondo intellettuale ebraico, i famosi "ebrei che non amano gli ebrei") un assedio non può in nessun modo essere considerato uno strumento difensivo in nome della sicurezza statale, un assedio come quello perpetrato ai danni della popolazione di Gaza è un atto di guerra che non può che provocare un'escalation della violenza.

A tutt'oggi non esiste un piano di pace di matrice israeliana, nè tantomeno una "road map" per l'istarurazione di uno stato palestinese: il governo di Israele continua a comportarsi come se i palestinesi, aggrediti, vessati, umiliati in ogni modo, prima o poi scompariranno assicurando la purezza razziale dello stato - continua Ovadia. Sottolineo il "come se" perché il riconoscimento di una strategia premeditata volta a questo obiettivo non potrebbe che essere considerata, alla luce delle dirittive Onu e dei parametri del diritto internazionale, come una politica espressamente mirata al genocidio del popolo palestinese.

Israele sembra non avere il coraggio, prima che la volontà, di riconoscere gli errori fin qui commessi e il graduale deterioramento della questione palestinese che, lungi dall'essere sanata, dopo 60 anni si ritrova peggiore che mai. L'idolatrazione della sicurezza nazionale come obiettivo da perseguire ad ogni costo e con ogni fine è stata indiscriminatamente usata da ogni schieramento politico per vincere le elezioni, salvo poi non produrre alcun risultato apprezzabile e ha anzi provocato un irrigidimento del fronte palestinese e il suo slittamento nelle mani del braccio armato di Hamas.

Eppure sono molti i moderati sia israeliani che palestinesi, all'interno come fuori dai confini dello stato, che chiedono una soluzione pacifica del conflitto e che si battono giorno dopo giorno per non essere risucchiati dalla violenza, dal pregiudizio, dal sospetto dell'altro. Una piccola comunità della Cisgiordania ha intrapreso da anni un percorso non violento di resistenza all'aumentare della pressione dei coloni: ad At-Twani la gente si batte con cortei e manifestazioni pacifiche per il diritto dei loro figli di andare a scuola senza essere aggrediti a sassate dai coloni ebrei che incontrano lungo il loro cammino di svariati km. I volontari italiani di Operazione Colomba li sostengono da anni con la loro costante presenza, 365 giorni all'anno.

Rifiutare persino il diritto agli aiuti umanitari, anche questo sancito dall'Onu, è un atto di deliberata soppressione dei diritti umani di una popolazione, oltreché di ogni spazio di dialogo: Israele oggi, prima che la Palestina, è ad un vicolo cieco.

giovedì 3 giugno 2010

Quanto costa un i-pad? A molti la vita.


E questa volta tocca alla Apple.

Ipod bruciati per protesta dagli attivisti della Foxconn


Anche il più innovativo tra i giganti dell'informatica si ritrova sotto i riflettori del biasimo internazionale per le condizioni di lavoro a cui sono costretti gli operai che producono i suoi gioiellini tecnologici. Come la stragrande maggioranza degli altri brand globali, la Apple appalta la produzione a delle aziende asiatiche, in particolare alla Foxconn Technology Group, un'impresa di Taiwan situata a Shenzhen, nel sud della Cina.

La logica dell'appalto fa sì che le multinazionali premano costantemente per riduzione dei tempi di consegna e prezzi più bassi, sia per ottenere utili maggiori che per venire incontro ai capricci del mercato occidentale, e che le aziende-contractor scarichino i costi umani dell'accelerazione ed economizzazione dei processi produttivi sui lavoratori. Questi ultimi sono nella stragrande maggioranza dei casi giovani o giovanissimi immigrati provenienti dalle aree rurali della Cina che affluiscono nei nuovi grandi poli industriali per ritrovarsi a vivere in capannoni all'interno delle fabbriche, privi del supporto della famiglia e, in più, per pochi spiccioli al giorno.

Nell'ultimo mese ben 10 ragazzi tra i 18 e i 24 anni si sono suicidati (altri 3 sono sopravvissuti) gettandosi dal tetto della fabbrica per mettere fine ai turni di lavoro massacranti di oltre 12 ore in ambienti non ventilati e surriscaldati, durante i quali c'è il divieto assoluto di parlare e con difficoltà si ottiene il permesso di recarsi in bagno. Non è difficile immaginare come in queste condizioni di superaffaticamento e senza punti di riferimento, l'esaurimento nervoso sia quasi inevitabile e possa condurre ad una morte prematura.

Se le responsabilità dirette sono da attribuire alla Foxconn, come gli stessi sindacati cinesi e le ong operanti sul territorio sostengono, è la Apple (e la dinamica così di moda dell'outsourcing) la vera responsabile morale della vicenda, è la Apple che finora ha semplicemente deciso di non vedere. Il che dimostrerebbe ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, che l'imperativo del profitto ad ogni costo è incompatibile con comportamenti etici (anzi, legali in questo caso) e le aziende si decidono ad intervenire solo una volta scoperte. L'1/06 la Apple ha annunciato che si occuperà della questione, probabilemente collaborando all'aumento del salario degli operai della Foxconn del 30%, comunque noccioline rispetto a quanto guadagna in un giorno con l'ipad. E risarcimenti alle famiglie? E' chiaro che una causa penale non è neanche immaginabile.

Quanto accaduto rivela però anche e soprattutto che l'impegno a portare a galla le storture del sistema economico e a dare visibilità ai crimini perpetrati dalle aziende è l'unica arma possibile per ottenere cambiamenti e ed è un'arma in mano ad ognuno di noi consumatori. Se le sole critiche hanno mietuto risultati perssoché immediati, lanciare un boicottaggio dei prodotti Apple a livello internazionale costringerebbe l'azienda ad assumere un atteggiamento più responsabile nei confronti di chi materialmente assicura la sua fortuna. Insomma, boicottare per educare.

ps: firmate l'appello su

Siamo governati da idioti, da criminali o da entrambi?


Eh, sì, quando la crisi batte forte, si perdono posti di lavoro, la disoccupazione giovanile tocca la quota record del 30% e l'euro è in bilico, i nostri astuti governanti hanno trovato un nuovo geniale modo per risolvere le cose: una bella manovrona finanziaria a sorpresa.

Dopo mesi e mesi di accuse di disfattismo e stoiche propensioni all'ottimismo, rispunta dal nulla (ma dove sarà mai finito nel frattempo?) lo spettro del debito pubblico e un'ennesima manovra correttiva della spesa pubblica ruba la scena alla già pesante finanziaria 2009-2011 che aveva tagliuzzato qua e là oltre una trentina di miliardi alla scuola, la sanità, la ricerca (ricorderete la geniale advocacy della Gelmini sul maestro unico, la necessità del solo gessetto bianco, etc.)

E fin qui niente di nuovo o di strano. Neanche le menzogne, a cui siamo abituati. Neanche la manovra a sorpresa: condizioni eccezionali e inaspettate (e anche qui ci sarebbe da complimentarsi con il fior fiore di analisti economici di cui si avvale il governo, che non sono stati capaci di prevedere la portata della crisi finanziaria prima né quella dell'euro dopo, vabbé) impongono a tutt'Europa un ridimensionamento e anzi, i principali paesi europei cedono il passo a pesanti ritocchi di budget. In un estremo gesto di ascetismo (no, non chiamatelo populismo) i nostri arrivano all'ardito taglio del 10% dei costi del governo (per i parlamentari ben altra storia: saranno gli agnelli a decidere quand'è pasqua).

Quello che come al solito connota l'Italia come il più originale di tutti i paesi della zona euro (se esistesse un premio internazionale per le trovate statali più assurde e inaspettate noi lo avremmo vinto consecutivamente negli ultimi vent'anni) è che al contrario di TUTTi gli altri paesi la nostra manovra attribuisce l'eroico privilegio di salvare il paese dalla catastrofe Grecia alla sola classe degli impiegati pubblici, rei a quanto pare di non aver pagato i costi della crisi finanziaria. Le geniali meningi tremontiane si sono spremute fino all'orgasmo cerebrale per trovare i soldini necessari a ridurre il debito senza scontentare gli industriali italiani, molti dei quali vorrebbero già vedere Berlusconi morto e sepolto nel suo bel mausoleo ad Arcore, dopo gli inutili spiccioli (in alcuni casi esauritisi in un giorno) devoluti come incentivi agli acquisti e la latitanza in merito a un provvedimento serio per rilanciare l'economia e tagliare il costo del lavoro. A che conclusione è arrivato il nostro Tremonti allora?


Ma diamo bene il fardello agli unici che 1) non possono schivarlo evadendo in qualche modo 2) non si possono difendere: pubblici, pensionati ed invalidi! E' geniale!! D'altronde, gli industriali hanno già bevuto il calice amaro della crisi, quando sono stati loro malgrado costretti a lincenziare quei 300 mila disgraziati nel solo 2009 per cui non esiste alcun ammortizzatore sociale (apparte mamma e papà, chiaro), e sì, atroce sofferenza la loro, nel separarsi dai loro lavoratori atipici nel momento in cui tanto per cambiare salari e bonus di manager e shareholder salivano (come dimostra l'eclatante caso della fiat).

In fondo poi, cosa vuoi che cambi alla vita delle persone che guadagnano 1200 euro non avere gli aumenti contrattuali per 3 anni o lo scatto di carriera? ma assolutamente nulla! non si potevano permettere niente neanche prima, quindi, tanto vale...Venendo agli invalidi, quale modo migliore di combattere le truffe sulle false invalidità che alzando il limite pensionabile all'85% ? ...e zack! Dal mese prossimo, perdi il braccio destro in un incidente? Sorry, non ci sono neanche quei miserabili 270 euro di pensione per te, torna da mamma e papà e vedi se è rimasto qualcosa della loro...Ma d'altronde, quante difficoltà inutili, ottimismo ci vuole! per esempio, quanti lavori si possono trovare senza un braccio? Un'infinità! certo non si può guidare un veicolo, scaricare o trasportare della merce, ci vuole un'ora per battere una mail, sarà un pò più difficile scopare il pavimento dell'ufficio, ma via! è pieno di lavori per invalidi, soprattutto in Italia, dove non si trovano i lavori per i normodotati..

Ma la mostruosità delle mostruosità è avere il coraggio di dire che la manovra opera tagli strutturali quando invece incide a pioggia esclusivamente su redditi e pensioni che sono già bassi di loro (mentre a liberi professionisti e imprenditori non si chiede un centesimo) e sugli enti locali, sempre genialmente attendendosi che questi come per magia (e senza istituire controlli ministeriali a riguardo) ridurranno gli sprechi, elaboreranno da soli le direttive virtuose per migliorare la gestione della cosa pubblica (in effetti, farebbero meglio a cominciare visto che dall'alto non vengono indicazioni in tale direzione), insomma ricorranno agli strumenti più complessi e strutturali invece di tagliare stipendi e servizi, licenziare i precari, aumentare le imposte comunali e provinciali e regionali.

E mentre sorseggiamo l'ennesimo cocktail di pressapochismo e speranza, spero vi siate goduti la bella parata militare del 2/06. Hum, davvero irrinunciabile direi. Cosa esprime meglio lo spirito repubblicano e i valori della democrazia se non una sfilata di militari in alta uniforme che ci è costata almeno 10 milioni di euro (secondo i calcoli dell'ong Sbilanciamoci!)? Non sarebbe certo bastato evitarci la manovra, ma che razza di scelta idiota è in un momento in cui si grida all'austerity della spesa pubblica? La risposta rimanda ahimé necessariamente al titolo.