giovedì 3 giugno 2010

Quanto costa un i-pad? A molti la vita.


E questa volta tocca alla Apple.

Ipod bruciati per protesta dagli attivisti della Foxconn


Anche il più innovativo tra i giganti dell'informatica si ritrova sotto i riflettori del biasimo internazionale per le condizioni di lavoro a cui sono costretti gli operai che producono i suoi gioiellini tecnologici. Come la stragrande maggioranza degli altri brand globali, la Apple appalta la produzione a delle aziende asiatiche, in particolare alla Foxconn Technology Group, un'impresa di Taiwan situata a Shenzhen, nel sud della Cina.

La logica dell'appalto fa sì che le multinazionali premano costantemente per riduzione dei tempi di consegna e prezzi più bassi, sia per ottenere utili maggiori che per venire incontro ai capricci del mercato occidentale, e che le aziende-contractor scarichino i costi umani dell'accelerazione ed economizzazione dei processi produttivi sui lavoratori. Questi ultimi sono nella stragrande maggioranza dei casi giovani o giovanissimi immigrati provenienti dalle aree rurali della Cina che affluiscono nei nuovi grandi poli industriali per ritrovarsi a vivere in capannoni all'interno delle fabbriche, privi del supporto della famiglia e, in più, per pochi spiccioli al giorno.

Nell'ultimo mese ben 10 ragazzi tra i 18 e i 24 anni si sono suicidati (altri 3 sono sopravvissuti) gettandosi dal tetto della fabbrica per mettere fine ai turni di lavoro massacranti di oltre 12 ore in ambienti non ventilati e surriscaldati, durante i quali c'è il divieto assoluto di parlare e con difficoltà si ottiene il permesso di recarsi in bagno. Non è difficile immaginare come in queste condizioni di superaffaticamento e senza punti di riferimento, l'esaurimento nervoso sia quasi inevitabile e possa condurre ad una morte prematura.

Se le responsabilità dirette sono da attribuire alla Foxconn, come gli stessi sindacati cinesi e le ong operanti sul territorio sostengono, è la Apple (e la dinamica così di moda dell'outsourcing) la vera responsabile morale della vicenda, è la Apple che finora ha semplicemente deciso di non vedere. Il che dimostrerebbe ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, che l'imperativo del profitto ad ogni costo è incompatibile con comportamenti etici (anzi, legali in questo caso) e le aziende si decidono ad intervenire solo una volta scoperte. L'1/06 la Apple ha annunciato che si occuperà della questione, probabilemente collaborando all'aumento del salario degli operai della Foxconn del 30%, comunque noccioline rispetto a quanto guadagna in un giorno con l'ipad. E risarcimenti alle famiglie? E' chiaro che una causa penale non è neanche immaginabile.

Quanto accaduto rivela però anche e soprattutto che l'impegno a portare a galla le storture del sistema economico e a dare visibilità ai crimini perpetrati dalle aziende è l'unica arma possibile per ottenere cambiamenti e ed è un'arma in mano ad ognuno di noi consumatori. Se le sole critiche hanno mietuto risultati perssoché immediati, lanciare un boicottaggio dei prodotti Apple a livello internazionale costringerebbe l'azienda ad assumere un atteggiamento più responsabile nei confronti di chi materialmente assicura la sua fortuna. Insomma, boicottare per educare.

ps: firmate l'appello su

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